di Paula Baudet Vivanco
06/10/06
Roma - I figli degli immigrati hanno voglia di urlare. Le loro parole, sfoghi e dubbi sono stati registrati dall’artista ecuadoriana Maria Rosa Jijòn nel video “G2 ad alta voce: Forte e chiaro” (settembre 2006), in collaborazione con G2, rete di figli di immigrati riuniti su base generazionale e trasnazionale. Alcune delle loro nazionalità di origine: filippina, marocchina, eritrea, bengalese, cilena, cinese, senegalese, etiope e cingalese. “Questo video raccoglie le urla di sfogo e di ironia di alcuni di noi, figli di immigrati nati o cresciuti in Italia, perché vogliamo che il Paese si renda conto della nostra esistenza, dei nostri bisogni” spiega Mohamed Tailmoun, uno dei portavoce della rete G2. “Attraverso uno strumento di comunicazione importante come quello audiovisivo abbiamo voluto dare sfogo alle nostre frustrazioni quotidiane: non amiamo le file ai commissariati per rinnovare il permesso di soggiorno; siamo stufi della burocrazia che vede ancora una parte di noi (quelli senza passaporto italiano) come stranieri; non vogliamo restare ai margini ma essere riconosciuti come cittadini a tutti gli effetti, uguali ai nostri compagni di scuola o colleghi di lavoro figli di italiani” aggiunge Tailmoun.
Dopo le proiezioni del cortometraggio all’interno del festival giovanile settembrino di Enzimi e alla presentazione romana del libro di Mauro Valeri “Black Italians”, il video parteciperà al Medfilm Festival (5/19 novembre, Roma) e alla sezione video della terza edizione del premio Mostafà Souhir (premiazione il 25 novembre a Firenze).
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